Il parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la riforma sulle Indicazioni geografiche (IG) dopo quasi tre anni di negoziato. Una riforma in tal senso rappresenta un successo non solo per l’Europa, ma anche e soprattutto per l’Italia, che detiene il primato nell’Unione Europea con 892 prodotti riconosciuti, tra alimentari, vini e liquori.
Non si tratta solo di soddisfazione campanilista, chiaramente: tali prodotti generano un valore economico di oltre 20 miliardi di euro e danno lavoro a 890mila persone impegnate nelle filiere. Tra questi, la Liguria riconosce, come prodotti agricoli le cui caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente dal territorio di produzione (DOP): il Basilico genovese e l’Olio Extra vergine di Oliva “Riviera Ligure”. A proposito di settore olivicolo, la Liguria sta anche attendendo dalla Commissione Europea il via definitivo per l'ottenimento del riconoscimento delle Olive Taggiasche Liguri IGP. A ottobre del 2023, infatti, il Ministero dell'Agricoltura si era espresso favorevolmente inviando il fascicolo all'Unione Europea.
Invece, come IGP, ossia l’insieme di quei prodotti la cui reputazione e alcune caratteristiche dipendono dall’origine geografica, la Liguria si esprime attraverso due prodotti di punta: le acciughe sotto sale del Mar Ligure e la focaccia al formaggio di Recco. Nel mondo della viticoltura, invece, 8 sono le DOC che corrono lungo la Liguria: Rossese di Dolceacqua, Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà, Riviera Ligure di Ponente, Colli di Luni, Colline di Levanto, Golfo del Tigullio – Portofino o Portofino Val Polcevera e l’Ormeasco di Pornassio. Mentre i i vini che rientrano nel disciplinare delle IGT sono Colline Savonesi, Liguria di Levante, Colline del Genovesato e Terrazze dell'Imperiese.
“La difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee è fondamentale per permettere la lotta al falso made in Italy alimentare che nel mondo vale oltre 120 miliardi di euro” spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale. “Il contrasto alle imitazioni aiuta la crescita di un sistema che, oltre all’impatto economico e occupazionale, rappresenta un patrimonio culturale e ambientale del Paese e, nello specifico, della Liguria intera.”
La riforma prevede lo stop alla registrazione di menzioni tradizionali identiche o che richiamino nomi di Dop e Igp, ovvero tutti quei prodotti rientranti nel concetto di “Italian Sounding”. Tra i prodotti più taroccati all’estero si trova anche il pesto. D’ora in poi, sarà obbligatorio indicare il nome del produttore sull'etichetta di una Denominazione di Origine Protetta (Dop) o di una Indicazione Geografica Protetta (Igp), al fine di garantire la massima trasparenza ai consumatori. Il nuovo regolamento riconosce e valorizza poi le pratiche sostenibili, che comprendono aspetti ambientali, economici e sociali, inclusi il benessere animale. “Infine,” – concludono Boeri e Rivarossa – “il nuovo regolamento conferisce maggiore autonomia ai gruppi di produttori, consentendo di istituire un sistema volontario per potenziare la loro posizione all'interno della filiera”.