Il Parlamento Europeo risponde alla Commissione e rilancia con una grande mobilitazione capitanata da Coldiretti. L’obiettivo è salvare i pescherecci italiani – circa 490 liguri – messi a rischio dalla volontà della Commissione di vietare la pesca a strascico.
La risoluzione approvata in Parlamento vede 402 voti a favore, 95 contrari e 57 astenuti: la ragione dietro un coinvolgimento di tale portata è da ricercare nelle nuove linee operative, che prevedono la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30%. In una regione costiera dalla lunga storia di porti pescherecci come la Liguria, il piano d’azione previsto dalla commissione porterebbe a conseguenze disastrose. Nel Mar Ligure, infatti, la qualità del pescato è decisamente elevata. Soprattutto al largo, dove i pescatori sfruttano da sempre particolari condizioni di idrodinamismo, siamo ricchi di molte specie pregiate; dai piccoli ai grandi pelagici, dai molluschi ai crostacei, dalle acciughe ai palamiti; ma anche calamari, seppie, totani, cernie, e branzini. Una pesca, tout court, che sfrutta tutti i 330km di costa e i 36 approdi e che dunque si disperde da un estremo all’altro.
Ora, se tra i sistemi di pesca più utilizzati lungo le coste del Mar Ligure c’è lo strascico – che nella nostra regione rappresenta la maggior parte della flotta – viene facile immaginare come un taglio di questo tipo potrebbe aggravare drasticamente le condizioni di un mestiere già messo a rischio dagli effetti combinati del surriscaldamento dell’acqua, dei cambiamenti climatici e di una burocrazia comunitaria sempre più asfissiante. Le due grandi marinerie di Santa Margherita Ligure e Sanremo si troverebbero così a subire un impatto sui consumi e sull’economia devastante. Il piano proposto dalla Commissione, secondo gli eurodeputati, non tiene conto, in primis, dell’aumento dei prezzi che verrà causato dal taglio della flotta. Ma non solo: il prodotto locale, vessato da tali manovre, rischia di sparire dai banchi dei mercati, che si troveranno impossibilitati a offrire i prodotti di punta del comparto ittico ligure, primi fra tutti i pregiati gambero rosso e gambero viola.
“Il sistema a strascico rappresenta ben il 35% del pescato nazionale, operando di media non più di 130 giorni all’anno”, commenta Daniela Borriello, Responsabile Regionale di Coldiretti Impresa Pesca. “Eliminare i pescherecci nostrani significa aprire la strada a una vera e propria invasione di prodotto dall’estero, che non può che peggiorare sia la qualità del pescato, sia l’impatto economico che graverà sulle tasche degli italiani, oltre che dei commercianti stessi. Insomma, chiediamocelo: come pensiamo di rafforzare la crescita economica e l’occupazione se sono queste le azioni che intraprendiamo a livello comunitario?”
“Sono a rischio i piatti tipici della tradizione regionale – aggiungono Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidenti di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale. “Parliamo di scelte frutto di un estremismo ambientalista lontano dalla logica e a dir poco ipocrita”.
“Nel giro di appena trent’anni”, conclude Borriello, “sono scomparsi il 33% delle imprese e innumerevoli posti di lavoro, con la flotta ligure ridotta ad appena 490 imbarcazioni totali, il 4% del totale italiano. Per superare la crisi del settore serve valorizzare le conoscenze locali e tradizionali, salvaguardando il nostro mare e investendo su una pesca etica, sì, ma che sia nostrana. Che sia nostra. Che sia qui. Altrimenti, la domanda che sorge spontanea è: ma questo pesce, da dove viene?”