8 Gennaio 2024
Pesca: bando per arresto definitivo, si rottamano i pescherecci o un mestiere?

Qualcuno una volta ha detto che laddove c’è investimento c’è interesse, ma cosa succede quando un paese investe sull’abbandono?

È ciò che sta capitando al settore della pesca, dove l’apertura del bando per l’arresto definitivo dell’attività porta con sé più punti di domanda che punti a favore del commercio nostrano. Per capirci: il Ministero ha dato conferma che a breve verrà emanato il nuovo bando per l’Arresto Definitivo a valere sui Fondi Feampa 2021/2027, il cui fondo complessivo ammonterà a circa €. 74.000.000,00. Il che implica che circa 350 unità di pesca a livello nazionale potranno essere rottamate potendo usufruire delle agevolazioni statali.

Detta così, l’intera manovra parrebbe un bene. In effetti, gli operatori del settore attendono tale provvedimento già da tempo, ma il provvedimento cela un lato della medaglia che bisogna tuttavia evidenziar; si dimezzeranno i pescherecci a strascico, soprattutto in Liguria, ossia coloro che portano il maggior pescato locale sulle nostre tavole.

L’investimento, infatti, non spinge il pescatore a rottamare la sua imbarcazione vetusta e ad acquistarne una nuova, bensì a rinunciare a un mestiere che sta subendo perdite continue, ormai da tempo. Insomma, se tra i vari criteri per la definizione della graduatoria si richiede giustamente la validità della licenza di pesca, oltre che un’unità da pesca regolarmente armata al momento della presentazione della domanda, è anche vero che entro 15 gg. dal giorno della notifica del decreto di concessione dell’indennizzo, il richiedente deve restituire l’originale della licenza di pesca, al posto della quale non ne verranno rilasciate di nuove. Anzi, nel caso di ottenimento della concessione dell’indennizzo, il beneficiario non potrà registrare un nuovo peschereccio, ove ciò sia consentito dalla normativa di riferimento, entro i cinque anni successivi all’ottenimento del sostegno.

La Comunità Europea motiva tale investimento destinato alla demolizione per il fatto che il prelievo è troppo; ma d’altra parte la diminuzione dei pescherecci porterà a un drastico aumento delle importazioni.
Commenta così, dopo la riunione indetta dal Masaf in data 28 dicembre, Daniela Borriello, Responsabile Regionale di Coldiretti Impresa Pesca:

“È come se a un rubinetto sempre aperto venisse tappato il lavandino. L’acqua continuerà a uscire, avrà solo bisogno di un’altra vasca, una più grande, meno controllata e dunque maggiormente contaminata. Dato che l’offerta rimarrà invariata, se non si investe nell’ammodernamento delle barche correnti, nell’interesse di un settore interno, a livello economico creeremo un buco, ma non solo; a livello commerciale, le persone continueranno ad avere bisogno dello stesso pesce, e dove lo troveranno? Nei banchi di pescato importato. Nella vasca più grande, quella che appartiene a qualcun altro.”

Bisogna dunque destinare risorse all’ammodernamento delle attrezzature e delle barche, intervenire a livello nazionale ed europeo per attirare nuovi operatori in questo settore che svolgano il mestiere nella maniera più sostenibile possibile, rispettando gli ecosistemi marini e i dovuti fermi.
“Ricordiamoci, in primis, che investire sul territorio significa migliorare l’economia di un paese, in questo caso doppiamente, essendo l’Italia quasi interamente circondata dal mare,” spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale.

Conclude così Borriello: “E non è solo questo il motivo per cui bisogna intervenire sulla collocazione di fondi a favore di un rinnovo di settore: quando si tratta di quello che mangiamo e di ciò che si trova sulle nostre tavole, è sempre anche una questione di salute. Pensiamoci e agiamo, prima che sia troppo tardi e saremo costretti a comprare pesce che non viene dai nostri mari.”