12 Agosto 2022
La Spezia, cinghiali alla Maggiolina creano impasse tra Comune e Regione. “Il Parco è un bene pubblico, si arrivi a una soluzione al più presto”

Come noto agli onori della cronaca, nella notte tra domenica 7 e lunedì 8 agosto un gruppo di cinghiali ha fatto capolino all’interno del Parco della Maggiolina, a La Spezia, come purtroppo sempre più spesso avviene a causa del degenerare della situazione contingente, cosa che ha costretto il gestore dell’area a chiudere i cancelli per impedire loro di uscire e creare danni a cose e persone. La questione non ha lasciato indifferenti decine di curiosi e animalisti spezzini, che hanno deciso di presidiare la zona, sfamare gli ungulati attraverso le recinzioni del parco e addirittura cercare di liberarli, andando contro la normativa vigente.

Cosa dice la legge

L’articolo 7 della Legge 221/2015, infatti, in quanto finalizzato a limitare il più possibile la presenza degli animali nel tessuto urbano, impedisce “l’immissione di cinghiali su tutto il territorio nazionale, ad eccezione delle aziende faunistico-venatorie, delle aziende agri-turistico-venatorie adeguatamente recintate e delle zone di addestramento cani”, così recepita anche dalle norme regionali relative alla gestione della fauna selvatica.

Fin da martedì 9 agosto, però, la situazione è arrivata a un punto di stallo. Il Sindaco di La Spezia, Pierluigi Peracchini, ha infatti siglato un’ordinanza che va contro la norma regionale che prevede l’abbattimento degli animali, con cui impone che gli ungulati coinvolti vengano piuttosto addormentati e poi liberati in un luogo sicuro.

La posizione di Coldiretti Liguria

“Il Parco della Maggiolina – spiegano Gianluca Boeri, Presidente di Coldiretti Liguria, Bruno Rivarossa, Delegato Confederale, e Paolo Campocci, Direttore di Coldiretti La Spezia – è l’unico della zona in cui bambini e anziani possano trovare refrigerio in queste giornate di afa e siccità. Coldiretti Liguria ha aspettato alcuni giorni per prendere una posizione in merito, sperando che le due istituzioni coinvolte trovassero una linea comune, ma ormai siamo di fronte a un impasse che deve essere risolto al più presto”.

Una situazione prevedibile

“Si è arrivati a questa situazione – continuano – anche a causa dei ritardi nelle azioni propedeutiche all’auspicato piano di abbattimento degli ungulati per il contenimento della peste suina africana e, più in generale, per la riduzione degli ungulati sul territorio regionale, che stanno provocando danni inestimabili alle nostre imprese agricole. La norma regionale, inoltre, in questi casi prevede comunque l’abbattimento degli animali, e il fatto che l’ordinanza del Sindaco lo vieti ne limita l’attuabilità. I due enti devono collaborare tra loro per trovare nel più breve tempo possibile un compromesso operativo. Chiediamo, infine, che il Sindaco Peracchini mandi al più presto le Forze dell’Ordine a controllare che le persone rispettino il divieto di dar da mangiare agli ungulati, che egli stesso ha previsto all’interno della sua ordinanza”.

In aggiunta a ciò, in tale situazione si pone un ulteriore problema: la Regione, infatti, non può far intervenire il nucleo faunistico quando i Comuni emanano ordinanze di questo tipo. Gli ungulati, però, non possono neppure essere trasferiti altrove a causa della peste suina e, soprattutto, per rispetto degli agricoltori e degli allevatori liguri che, ormai da anni, vedono il proprio lavoro martoriato dai danni prodotti proprio dalla presenza eccessiva sul territorio degli ungulati.

Una proposta alternativa

“La legge vieta tassativamente la liberazione degli animali sul suolo pubblico e noi, in virtù delle gravi e ben note problematiche contingenti e nell’interesse dei cittadini e degli imprenditori, in questi casi saremmo sempre orientati verso gli abbattimenti. Se, però, qualcuno degli ambientalisti coinvolti – concludono Boeri, Rivarossa e Campocci – avesse a disposizione un’area privata da destinare a tale finalità, in cui custodire gli animali nel rispetto delle norme vigenti e potesse altresì farsene carico sul lungo periodo assumendosi tutte le relative responsabilità, ivi compresa quella di garantire che non torneranno in libertà su suoli pubblici o privati per non danneggiare l’ambiente e l’agricoltura, come purtroppo oggi, invece, succede, si faccia pure avanti”.