2 Maggio 2017
INDICAZIONE DI ORIGINE OBBLIGATORIA PER LATTE E FORMAGGI: COSA CAMBIA

Il 19 aprile è entrato in vigore, in via definitiva, l’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari, prevista dal decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011”.

L'obbligo di indicare l'origine in etichetta salva dall'omologazione l'identità delle produzioni lattiero casearia liguri, tutelando i diversi tipi di formaggi tradizionali  e sostenendo  la straordinaria biodiversità delle razze autoctone del territorio. Con l’etichettatura di origine si dice finalmente  basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta. Si conclude quindi positivamente una lunga battaglia di Coldiretti che risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani: il provvedimento riguarda l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-casearii, e si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale.

Ma cosa cambia in concreto con l'obbligo? Il decreto prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l'origine della materia prima in etichetta in maniera chiara, visibile e facilmente leggibile. Le diciture utilizzate saranno le seguenti: 'Paese di mungitura: nome del Paese nel quale è stato munto il latte' e 'Paese di condizionamento o trasformazione', ossia il nome del Paese in cui il prodotto è stato condizionato o trasformato il latte.

Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero caseari sia stato munto, confezionato e trasformato nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo di una sola dicitura: ad esempio 'Origine del latte: Italia'. Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più Paesi, diversi dall'Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture:

  • 'Latte di Paesi UE': se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei;
  • 'Latte condizionato o trasformato in Paesi UE': se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei.

Se le operazioni avvengono al di fuori dell'Unione Europea, verrà usata la dicitura 'Paesi non UE. 
Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all'origine e il latte fresco già tracciato. Per yogurt e formaggi il provvedimento entrato in vigore prevede che sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorno, smaltire le scorte con il sistema di etichettatura precedente anche per tenere conto della stagionatura.

Questo provvedimento è nato dalla cosiddetta "Guerra del Latte” scatenata lo scorso anno da Coldiretti contro le speculazioni sui prezzi alla stalla e sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori. 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia ma anche pecore e capre possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa.
Un problema che non ha escluso la Liguria, che nonostante le ristrette dimensioni territoriali conferisce alla trasformazione più di 100 quintali di latte giornalieri e conta circa 21 tipologie di formaggi tipici.