28 Luglio 2022
Governo, Coldiretti Liguria: a rischio 35 miliardi di fondi UE per salvare i campi

La campagna elettorale non deve fermare gli interventi necessari per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, né gli investimenti per ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo. Questo l’appello lanciato da Coldiretti all’Assemblea Nazionale, nel corso della quale è stato altresì paventato il rischio di perdere 35 miliardi di fondi europei per l'agricoltura italiana nei prossimi cinque anni, e proprio in virtù di ciò è stata sottolineata la necessità di attuare al più presto le misure previste dal PNRR. All’evento, tenutosi a Roma il 28 luglio, hanno preso parte il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato confederale Bruno Rivarossa, accompagnati da una delegazione dei presidenti provinciali delle varie federazioni liguri.

Il contesto

“Sulla politica agricola comune occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale – sottolineano Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale – senza il quale non sarà possibile far partire la nuova programmazione dal 1° gennaio 2023. Stiamo parlando di una dotazione finanziaria di 35 miliardi per sostenere l’impegno degli agricoltori italiani verso l’innovazione, la sostenibilità e il miglioramento delle rese produttive, tanto più vitali in un momento dove la guerra in Ucraina ha mostrato tutta la strategicità del cibo e la necessità per il Paese di assicurarsi la sovranità alimentare. Ma non solo: anche lo sforzo di modernizzazione e la digitalizzazione dell’agricoltura italiana e dell’intero Paese non può fare a meno del Pnrr. Serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quest’irripetibile”.

Urge un sostegno all'agroalimentare

In coerenza con gli impegni del Pnrr, la prossima legge di bilancio dovrà sostenere il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che oggi rappresenta il 25% del Pil ed è diventata la prima ricchezza del Paese, con misure per tutelare il reddito delle aziende agricole, anche a livello di tassazione.  Misure indispensabili anche per fronteggiare il drammatico aumento dei costi, con punte del +250%. Occorre, pertanto, “cogliere l’opportunità del digestato Made in Italy, che consentirebbe ai nostri agricoltori di poter disporre di una sostanza fertilizzante 100% naturale e che deriva dalla lavorazione dei reflui, in un’ottica di economia circolare” continuano Boeri e Rivarossa. Come anche, dopo la pubblicazione del bando sulla logistica, è fondamentale movimentarsi per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi".

Le richieste al Governo

In questo momento storico particolare è necessario sostenere le famiglie e i consumi interni e, in tale ottica, risulta fondamentale la riduzione del costo del lavoro in agricoltura con il taglio del cuneo fiscale. Sul fronte del lavoro e dell’occupazione è strategico, inoltre, superare al più presto i vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali per salvare i raccolti sopravvissuti alla siccità. Dalla frutta alla verdura, dalle olive alla vendemmia.

“Al prossimo Governo – proseguono Rivarossa e Boeri – Coldiretti chiederà anche un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992, ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. Sul fronte Europa, occorre anche portare avanti la battaglia contro il Nutriscore, i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo, fuorvianti, discriminatori e incompleti, che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali, simbolo delle nostre terre. Così come va sempre ribadito il principio di reciprocità negli accordi commerciali e non si può accettare il trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e, in più, ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee”.