La Liguria combatte il dissesto idrogeologico
Ad oggi ben il 93,9% dei comuni italiani (oltre 9 su 10) presenta parte del proprio territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni. Ciò avviene anche per effetto del cambiamento climatico in atto, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, rapido passaggio dal sole al maltempo e precipitazioni brevi ed intense.
È quanto afferma la Coldiretti in occasione della Giornata mondiale del suolo (5 dicembre), istituita nel 2014 dalla FAO per promuovere la funzione sostanziale ricoperta dal terreno nello sviluppo e nel mantenimento della vita sul nostro Pianeta.
Finalità
L’obiettivo della Confederazione in questo scenario è quello di denunciare gli effetti del micidiale mix dei cambiamenti climatici e della sottrazione di terra fertile, capace di assorbire l’acqua e di mitigare gli effetti del dissesto idrogeologico. Problema, questo, purtroppo annoso anche nella nostra bella Liguria.
La situazione ligure
Fin troppo spesso finito agli onori della cronaca, infatti, anche il territorio ligure vive diversi problemi legati al rischio idrogeologico. Tra le cause principali del dissesto idrogeologico troviamo attività umane. Tra queste troviamo cementificazione, deforestazione, abusivismo edilizio, abbandono dei terreni d’altura, scavo eccessivo di cave, tecniche di coltura non ecosostenibili, estrazioni di idrocarburi e di acqua dal sottosuolo, interventi invasivi e non ponderati e mancanza di manutenzione sui corsi d’acqua.
“A questa situazione – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – non è certo estraneo il fatto che negli ultimi 50 anni quasi 1 terreno agricolo su 3 (circa il 30% del totale) sia scomparso, con la superficie agricola utilizzabile in Italia ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari a causa dell’abbandono e della cementificazione. Fattore, quest’ultimo, che rende le superfici impermeabili”.
Proprio per questo, l’Italia e la Liguria devono difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne.
Il rapporto 2022 dell'ISPRA
In questo scenario, nonostante il rischio idrogeologico continui ad essere concreto, i dati pubblicati lo scorso luglio all’interno del rapporto 2022 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) relativo al consumo del suolo, alle dinamiche territoriali e ai servizi ecosistemici mostrano come la Liguria abbia effettivamente rallentato il consumo di nuovo suolo e detenga un’alta percentuale di aree naturali.
La nostra regione, infatti, pare aver avuto incrementi inferiori ai 100 ettari, con una percentuale di suolo consumato del 7,25%. Ad abbassare la media e a mantenerla, così, entro quella nazionale – oltre che con un valore inferiore rispetto al Nord Ovest del Paese – vi sono, chiaramente, i comuni dell’entroterra e la caratteristica regionale a concentrare il consumo di suolo solo in determinate aree per questioni orografiche.
Nonostante questo, ogni anno, purtroppo, l’autunno mette letteralmente sotto assedio la nostra Liguria, vittima di pioggia, fiumi e torrenti esondati, strade allagate, frane e mareggiate.
Urgono soluzioni
“Ora più che mai – continuano Boeri e Rivarossa – è necessario investire in manutenzione e infrastrutture. Unitamente a ciò, dobbiamo a tutti i costi garantire che la presenza delle attività umane sui nostri territori sia sostenibile da tutti i punti di vista, per l’ambiente e per lo stesso uomo, in modo tale che tali aree non vengano abbandonate”.
Con la riduzione delle campagne, negli ultimi 10 anni il Paese ha perso anche circa 400 milioni di kg di prodotti agricoli per l’alimentazione dell’uomo e degli animali, aumentando il deficit produttivo del Paese e la dipendenza dall’estero.
“La sparizione di terra fertile non pesa solo sugli approvvigionamenti alimentari – concludono Boeri e Rivarossa – poiché dal 2012 ad oggi il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non ha potuto garantire l’assorbimento di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana, che ora scorrono in superficie aumentando il rischio idrogeologico. Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici, con più di tremila eventi estremi nel 2022 tra bombe d’acqua, violenti temperali e grandinate, come riporta anche l’analisi Coldiretti su dati Eswd pubblicata proprio in occasione della Giornata mondiale del suolo. Occorre, pertanto, accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, attesa da quasi un decennio e che potrebbe dotare l’Italia e, di riflesso, anche la nostra Liguria di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.