21 Marzo 2019
ECONOMIA: LA PAURA DELLA BREXIT CONDIZIONA L’EXPORT DEL MADE IN LIGURIA

Nel 2018 crolla del 26% l’intero export ligure verso il Regno Unito, mentre, a livello nazionale nei primi mesi 2019, si registra un’accelerata, dettata dalla paura della Brexit, per i prodotti agroalimentari che volano del 17,3% con la corsa agli acquisti degli inglesi per fare scorte prima dell’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi previsti con lo scadere del termine al 29 marzo.
È quanto riporta Coldiretti Liguria, analizzando la situazione che si sta verificando in questi primi mesi del 2019 dove, a livello nazionale, si è registrato un boom delle esportazioni di prodotti alimentari Made in Italy verso la Gran Bretagna, raggiungendo i 243 milioni di euro in un solo mese (dati Istat). È un dato certo che il timore della Brexit anche per la nostra regione, può causare un impedimento all’export di tutte quelle aziende locali  che trovano in questo commercio una fonte adeguata e redditizia per la loro attività.
L’arrivo dei dazi pronti a scattare il 29 marzo fa preoccupare non poco tutte le aziende, ma a turbare sono anche le condizioni favorevoli previste per le importazioni da Paesi extracomunitari. Per i Paesi non membri dell’Ue la quota di esportazioni verso il Regno Unito non soggetta a tariffe aumenterebbe infatti dall’attuale 56 al 92% mentre per i beni in arrivo dall’Unione Europea, che attualmente sono tutti esenti da dazi, con il nuovo regime entrerebbe liberamente in Gran Bretagna solo l’82% dei prodotti. A rischio sono i 3,4 miliardi di euro di export agroalimentare Made in Italy che ha raggiunto nel 2018 il record storico
 
“I possibili impedimenti al commercio con il Regno Unito  – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – rischiano di condizionare l’export del Made in Liguria, andando a colpire, per quanto riguarda l’agroalimentare, ad esempio l’export di eccellenze locali quali vino e olio. Attualmente la mancanza di un accordo è lo scenario peggiore perché rischia di rallentare il flusso dell’export, ma a preoccupare è anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane. Un esempio è l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop)”.