28 Novembre 2023
Consumi: candidatura cucina italiana a Patrimonio Unesco

Coldiretti: torna cucina "povera" sul 73% delle tavole. Ripartire dalle basi: sono queste le fondamenta della candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco.

Durante la prima giornata del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti a Villa Miani a Roma, è stata apparecchiata la prima tavola ufficiale della cucina italiana povera, il vero primo e più importante tassello della tradizione. Ebbene sì, in Italia il piatto povero non solo non è mai sparito dalle tavole dei cittadini, ma sta addirittura vivendo una nuova ondata di popolarità.

La tradizione della cucina povera

Chiamatela crisi o amore per la cucina di nonna, sta di fatto che gli italiani scelgono di mangiar bene salvando le tasche, utilizzando prodotti e ingredienti facilmente reperibili sul mercato, non particolarmente costosi, e seguendo a menadito le ricette della tradizione delle generazioni passate. I numeri parlano chiaro: i piatti della cucina “povera” si trovano oggi sul 73% delle tavole italiane. Tale dato emerge dall’indagine Coldiretti/Censis su “La guerra in tavola” diffusa in occasione dell’apertura del Forum, dedicata a quei piatti che hanno reso enorme l’impatto della cucina italiana. L’iniziativa mira a trasmettere i valori che contraddistinguono l’intera popolazione. Oltre le ricette, oltre il cibo, la cucina italiana è cultura, e va celebrata a partire da quei piatti che hanno preso la pagina ingiallita del ricettario della nonna e l’hanno elevata a rito collettivo, a punto luce di un intero popolo.

L'impatto economico della cucina povera

“E non dimentichiamoci dell’impatto ridotto della cucina povera,” commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale, entrambi presenti al Forum di Roma. “Queste ricette permettono di non gettare via ingredienti preziosi della cucina italiana, aiutando a non far sparire tradizioni culinarie del passato, simbolo della cultura enogastronomica del territorio.” Qualche esempio ligure? La Brussusa, preparata con gli avanzi del pane, la capponada ligure, il pranzo al sacco dei marinai; o ancora la Mescciüa, una zuppa tipica di La Spezia a base di legumi, o la stessa farinata.

In occasione del Forum i cuochi contadini della Coldiretti hanno preparato una serie di ricette povere della tradizione italiana, dalla pappa al pomodoro ai canederli, dalla minestra di pane all’acquacotta fino alla torta di pane, ma anche i piatti del giorno dopo come la frittata di pasta o le polpette, che consentono di riciclare il cibo altrimenti destinato alla pattumiera.

La candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco

“Il rinnovato interesse per la cucina degli ultimi anni ha rinnovato la tradizione orale, riportando in auge anche le ricette più nascoste,” aggiungono boeri e Rivarossa. “Oltre all’eredità culturale, tutto ciò rappresenta un vero e proprio scudo contro l’inflazione per evitare ogni downgrading nella qualità del cibo messo in tavola,” sottolineano.

Non è un caso che la dieta mediterranea rappresenti la migliore al mondo secondo i dati del 2023 sulla base del best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s. L’88,1% degli italiani dichiarano infatti che il faro che guida delle loro scelte a tavola siano le ricette mediterranee che consentono un regime alimentare sano e variato.

“Crediamo che difendere oggi la dieta mediterranea sia una battaglia da fare per il futuro dei nostri figli, una battaglia non solo per la loro salute e quella del pianeta, ma una battaglia di democrazia e giustizia sociale, che vale per l’identità e la sopravvivenza di tutti i singoli popoli,” hanno concluso Boeri e Rivarossa.