Secondo l’Istat, tra 10 anni appena il 16% degli italiani vivrà nelle campagne
L’86% dei comuni rurali italiani (quasi 9 su 10) è a rischio abbandono. L’Istat, infatti, stima che nel 2031 le zone agricole e rurali del Paese ospiteranno solo 9,5 milioni di abitanti: mezzo milione in meno a rispetto a quelli registrati nel 2021. Tra 10 anni appena il 16% della popolazione nazionale vivrà nelle campagne. Un pericolo concreto per il futuro dei piccoli borghi diffusi lungo tutto il Paese, patrimonio storico e culturale unico al mondo, conservato nel tempo anche dalle imprese agricole, che si impegnano ogni giorno per assicurare la salvaguardia delle colture storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
Turismo in crescita, residenti in calo
Il depopolamento rurale del Paese rischia di avere un impatto pesante da un punto di vista sia ambientale che economico: secondo l’analisi Coldiretti/Ixe, nell’estate 2022 ben il 70% degli italiani ha scelto di trascorrere le proprie ferie alla scoperta dei piccoli borghi nostrani, da sempre simbolo del Belpaese all’estero e di cui l’agroalimentare Made in Italy è senza dubbio il fiore all’occhiello. Non a caso, secondo l’indagine Coldiretti/Symbola il 92% delle produzioni tipiche italiane nasce proprio nei piccoli borghi con meno di 5mila abitanti.
L'importanza dei giovani
“Lo spopolamento dei comuni rurali – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – interessa, purtroppo, anche l’entroterra della nostra regione. Tutto ciò acuisce la situazione di solitudine delle aziende agricole, aumentando la tendenza allo smantellamento non solo dei servizi, ma anche dei presidi e delle forze di sicurezza presenti sul territorio”.
Nonostante il saldo demografico critico e il progressivo depopolamento dei nostri entroterra siano certamente preoccupanti, “siamo ancora in tempo per trovare delle soluzioni concrete – continuano Boeri e Rivarossa – ricreando opportunità e occasioni per i giovani, per farli restare o tornare nelle aree interne della nostra regione. Diversi studi certificano che la qualità della vita in ambiente rurale è migliore: anche per questo, dobbiamo creare opportunità di sviluppo e crescita del comparto agricolo, lavorando in sinergia con le istituzioni per concedere ai giovani le agevolazioni e incentivi necessari e sufficienti a far scegliere loro, alla fine, di tornare ad abitare e a vivere alcuni degli scorci più belli e incontaminati della nostra Liguria”.