I prodotti italiani non possono più essere merce di scambio nelle dispute politiche: riaprire la via del dialogo per agevolare anche le esportazioni delle eccellenze Made in Liguria
Le esportazioni agroalimentari Made in Italy verso la Russia hanno perso 1,2 miliardi di euro negli ultimi sei anni a livello nazionale a causa del blocco che ha colpito un’importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, pesce. A questo blocco si somma ora la minaccia di nuovi dazi americani, tra cui quelli su olio e vino, oltre alle tensioni legate alla Brexit: tutte guerre commerciali che non hanno nulla a che vedere con le produzioni d’eccellenza dei territorio, ma ne minano fortemente il mercato.
E’ quanto afferma Coldiretti Liguria in occasione dell’anniversario dell’embargo russo deciso con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e più volte rinnovato come ritorsione alla decisione dell’Unione Europea di applicare sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina. L’agroalimentare italiano è l’unico settore che è stato colpito direttamente dall’embargo portando al completo azzeramento delle esportazioni dei prodotti presenti nella lista nera. Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge la beffa della diffusione su questo importante mercato di prodotti d’imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy, realizzati in Russia o nei Paesi non colpiti dall’embargo.
“I dazi - affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato Confederale Bruno Rivarossa - sono un costo insostenibile per il nostro Paese, e troppo spesso il settore agroalimentare si trova ad essere merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta, soprattutto alla luce delle tensioni legate alla Brexit, alla minaccia di nuovi dazi americani e agli effetti negativi su economia ed occupazione provocati dall’emergenza coronavirus. E’ importante, anche per la nostra regione, impiegare tutte le energie diplomatiche per superare inutili conflitti e difendere un settore strategico per il Paese e l’Ue danneggiato da dispute commerciali che nulla hanno a che vedere con il comparto agricolo. I legami liguri con la Russia non riguardano inoltre solo il commercio, essendo che la riviera di ponente è stata, fin dall’800, meta di artisti e personaggi di spicco sovietici, con la città di Sanremo, che diventò la ‘capitale’ della comunità russa in riviera. È fondamentale quindi non perdere quel ponte culturale, economico e turistico che può, anche oggi, rappresentare una risorsa e un vanto importante per la nostra regione”.