2 Dicembre 2013
150 agricoltori liguri al Brennero per difendere il Made in Italy

150 agricoltori liguri mercoledì 4 e giovedì 5 dicembre parteciperanno a un presidio al valico del Brennero, nel quadro della mobilitazione nazionale organizzata da Coldiretti in difesa del Made in Italy che coinvolgerà circa 10 mila allevatori e coltivatori in tutto il Paese. L’iniziativa, contemporaneamente ai presidi di Reggio Emilia, snodo cruciale dell’industria della salumeria, e di quello previsto davanti a Montecitorio, nasce e si sviluppa per far fronte a una situazione di emergenza per l’agricoltura e l’allevamento italiani. «Il falso Made in Italy – spiega Giovanni Moretti, direttore di Coldiretti Liguria – che nel mondo supera i 60 miliardi di fatturato, non solo rappresenta un inganno nei confronti dei consumatori, ma danneggia anche le imprese nostrane, vanificando gli sforzi che stanno facendo per uscire dalla crisi, oltre a sottrarre al Paese circa 300 mila posti di lavoro».
Superare le anomalie che minacciano soprattutto le filiere della carne suina (che transita in larga parte proprio al valico del Brennero), del latte, dei cereali, dell’olio di oliva e della frutta: questo il principale obiettivo dei tre presidi organizzati da Coldiretti. Ma non solo. Tra le richieste che gli imprenditori agricoli rivolgono al Parlamento si evidenzia quella di una normativa nazionale e comunitaria che imponga l’obbligo dell’indicazione dell’origine dei prodotti e di rendere pubblici i dati sulle importazioni e sui controlli delle industrie italiane: «La trasparenza rappresenta il primo fondamentale passo verso la lotta alla contraffazione», sottolinea Germano Gadina, presidente di Coldiretti Liguria. Coldiretti propone anche di dare piena attuazione all’articolo 62 del d.l. del 24 gennaio 2012, che vieta pratiche commerciali sleali nei confronti degli allevatori, oltre a garantire adeguati sistemi di valutazione e di controllo dei finanziamenti pubblici alle imprese agroalimentari.
Il marchio tricolore continua a crescere a livello internazionale, ma è sempre più minacciato dal mercato del falso e dalla scarsa trasparenza: solo nella prima parte del 2013 l’agroalimentare italiano, che rappresenta il 17% del Pil nazionale con un valore di 266 miliardi di euro, è aumentato di oltre il 7% e chiuderà l’anno con circa 34 miliardi di export. Non sono da meno anche le altre produzioni del Made in Italy. L’olio, simbolo dell’agroalimentare italiano, e in particolare di quello ligure, rappresenta il 3,3% della produzione agricola nazionale e i 6 milioni di quintali totali generano, ogni anno, un valore di circa 1,5 miliardi. Ma circa 5 milioni di quintali di olio vengono importati dalla Spagna, il 30% dei quali è ottenuto da procedimenti di estrazione non naturali ed è destinato poi alla trasformazione in Italia. A ciò si aggiunge la scarsa trasparenza del settore, in cui oli di bassa qualità vengono spacciati per extra vergine d’oliva.
Con 37 mila imprese attive nel Paese, il settore lattiero-caseario genera un fatturato di oltre 27 miliardi di euro. Ma per ogni litro italiano prodotto, ce n’è uno importato senza indicazione d’origine. Con quasi 250 milioni di quintali e un valore di 11,4 miliardi di euro, l’Italia è al primo posto in Europa per la produzione di frutta e ortaggi freschi, minacciati però dalla mancanza di reali controlli sull’etichettatura sia nei mercati rionali, sia nella grande produzione. La carne suina prodotta negli oltre 26 mila allevamenti italiani arriva a quasi 1 milione e 300 mila tonnellate: ma secondo i dati Anas (Associazione nazionale allevatori suini), nel 2012 sono state importate dalla Germania circa 500 mila tonnellate di suini vivi e carni suine: allevamenti e produzioni, quelle tedesche, non sostenibili e pregiudizievoli per l’ambiente, la salute e la tutela del lavoro. La bassa qualità delle carni d’importazione mette in gravi difficoltà le realtà produttive italiane, che, non riuscendo più a reggere il rapporto tra costi di produzione e prezzo di mercato, sono costrette a chiudere (dall’inizio della crisi la filiera italiana ha perso oltre 8 mila posti di lavoro).
Per difendere queste e altre produzioni italiane, ma anche l’interesse dei consumatori e il loro diritto a scegliere in modo consapevole i prodotti agroalimentari, Coldiretti Liguria, in linea con quanto sta svolgendo la federazione a livello nazionale,  ha coinvolto tutti i sindaci del territorio, i deputati e i senatori eletti in Regione perché aderiscano alle richieste della categoria. In particolare, ai parlamentari liguri si chiede di aprire un dibattito produttivo sulla questione delle frodi, delle contraffazioni, dei controlli di filiera e della trasparenza.