Secondo un’analisi della Confederazione Nazionale Coldiretti, elaborata in occasione dell’inizio della vendemmia sulla base dei dati Istat relativi ai primi quattro mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nonostante la guerra in Ucraina, la siccità, i venti di recessione vissuti dal nostro Paese, il vino Made in Italy vive un aumento del 12% delle vendite all’estero.
Una crescita importante
Stando alle proiezioni della Coldiretti, nel 2022 il valore delle esportazioni di bottiglie italiane potrebbe sfiorare per la prima volta gli 8 miliardi di euro. A trainare queste stime è anche la crescita vissuta dagli Stati Uniti, principale mercato al di fuori dell’UE. In Europa, invece, i principali consumatori di vino italiano sono Germania, Francia (che registra quest’anno un +37% degli acquisti di bottiglie italiane) e Regno Unito, dove, nonostante la Brexit, i consumi hanno visto +31% nel primo quadrimestre del 2022.
I problemi contingenti
In questo scenario, a frenare la corsa del vino italiano è soprattutto la crescita esponenziale dei costi degli imballaggi (in media +35%). Questi sono dovuti principalmente alle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina, con aumenti unilaterali da parte dei fornitori. Aumenti che arrivano a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Ma non solo. Numerosi problemi derivano anche dalle importanti difficoltà riscontrate nel reperimento di materiali per l’imbottigliamento.
Rincari sia per le bottiglie di vetro (+30%) che per i tappi (+20% per il sughero e addirittura +40% per gli altri materiali), oltre a un ulteriore aumento dei prezzi delle gabbiette dei tappi degli spumanti (+20%), delle etichette (+35%), dei cartoni di imballaggio (+45%) e nell’acquisto dei macchinari. Soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine. Infine, non possiamo dimenticare i rincari legati al trasporto su gomma (+25%) e la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%.
La vitivinicoltura in Liguria
“Il settore vitivinicolo – spiegano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – rappresenta un motore economico importante per la nostra regione. Esso non dipende solo dalla vendita e dall’export del vino, ma anche dalle opportunità di lavoro che questo settore genera lungo tutto la filiera”.
La coltivazione della vite nella nostra regione viene condotta grazie ai tipici terrazzamenti su circa duemila ettari di terreno, nei quali si producono ben 8 DOC (DOC 5Terre, DOC Rossese di Dolceacqua, DOC Riviera Ligure di Ponente, DOC Golfo del Tigullio – Portofino, DOC Val Polcevera, DOC Colline di Levanto, DOC Colline di Luni e DOC Ormeasco di Pornassio) e 4 IGT (Colline del Genovesato, Liguria di Levante, Colline Savonesi, Terrazze dell’imperiese). “Per difendere il patrimonio vitivinicolo ligure e italiano – continuano Boeri e Rivarossa –è necessario intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione, con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro. Tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare. Non solo all’estero, ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.