Il commento di Coldiretti: Italia apripista per garantire il rispetto dei parametri di qualità
Non è una novità che gli italiani ci tengano a conoscere quello che acquistano: secondo il rapporto Coldiretti/Censis, l’80% della popolazione nazionale verifica gli ingredienti utilizzati e controlla l'origine della spesa attraverso l'etichetta. Una notizia recepita dunque molto positivamente, quella che arriva direttamente dall’Ue. A decorrere dal 1 gennaio 2025, i prodotti provenienti dall’Europa dovranno obbligatoriamente indicare l’origine della materia prima. Tale norma di commercializzazione riguarda, per la precisione, frutta e verdura; specialmente il settore delle banane, uno degli ambiti che più necessitano trasparenza a livello comunitario. Inoltre, avranno l’obbligo di etichettatura di questo tipo anche la verdura in busta, le noci, le mandorle, le nocciole, i fichi secchi, i funghi non coltivati, lo zafferano e molti altri. L’Italia, rispetto alla media dei paesi europei, può dirsi già sulla strada giusta per quanto riguarda la trasparenza della filiera.
La risposta italiana
La Coldiretti sottolinea la soddisfazione nel risultato ottenuto dalla maggiore Organizzazione agricola in Europa per la trasparenza dell’informazione ai consumatori, con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dell’UE del regolamento delegato 2023/2429. “Siamo convinti che una visione chiara e trasparente del prodotto permetterà al made in Italy di crescere ulteriormente. L'obiettivo è quello di evitare che altri paesi possano spacciare come propri prodotti locali provenienti dalle nostre terre,” commentano Bruno Rivarossa e Gianluca Boeri, rispettivamente Delegato Confederale e Presidente di Coldiretti Liguria. “I prodotti a cui fa riferimento il regolamento sono tutti rientrati pienamente nella dieta italiana già da diversi anni, sia per le proprietà nutritive che per la semplicità d’uso, dunque stiamo parlando di una necessità che gli italiani sentono molto vicina,” affermano.
Siamo solo all'inizio
“Ciò però non significa che il percorso sia giunto a conclusione”, ribadiscono Rivarossa e Boeri. “Sono ancora parecchi i prodotti per cui ancora questa salvaguardia e tutela non viene garantita, dai succhi di frutta alle marmellate, dai legumi in scatola al pane fino ai biscotti”. E questo solo per quanto riguarda i prodotti da scaffale. Nei ristoranti ancora non c’è l’obbligo di indicare la provenienza della carne e del pesce presenti sui menu; ciò implica che per raggiungere una trasparenza totale i passi da fare sono ancora molti.
“La Coldiretti sostiene un percorso di trasparenza a livello europeo ormai da diversi anni,” sottolineano Rivarossa e Boeri. “Abbiamo iniziato a occuparci di tutela della filiera a partire dalla carne bovina, nel 2002; era il periodo della mucca pazza, la necessità allora si è trasformata in urgenza. Ci siamo poi rapidamente allargati a quanti più settori possibili. Dal 2003 è obbligatorio indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca; dal 2004, invece, le uova riportano il codice di identificazione e il miele deve indicare il paese di origine della raccolta.”
A livello italiano l'etichetta che verifica l'origine della spesa esiste in una vasta quantità di prodotti in continua estensione. Il merito è dei decreti interministeriali che devono ora essere prorogati entro il 31 dicembre 2023. “È una grande soddisfazione vedere il nostro paese come leader europeo nelle politiche alimentari di trasparenza,” concludono Rivarossa e Boeri.