Richiesto intervento per proteggere la flotta italiana richiamando l’attenzione anche sulla tracciabilità
Giornate di pesca ridotte ad appena 109 giorni l’anno: la drastica decisione dall’Unione Europea per il 2022 mette a rischio il futuro della flotta a strascico italiana, il segmento più importante per occupazione e produzione ittica. Coldiretti richiede un intervento urgente del Governo per difendere 12mila pescherecci e 28mila posti di lavoro, dato da moltiplicare se si considera l’indotto di ristorazione e turismo; i limiti di catture e di tempo imposti guardano all’obiettivo di riduzione del 40% dello sforzo di pesca nel Mediterraneo entro il 2026, ma la strada non può essere quella del taglio drastico dell’operatività dei segmenti di punta della flotta in areali strategici come l’Adriatico, il Tirreno ed il Canale di Sicilia.
La misura, decisa in base alle valutazioni del Consiglio della Pesca nel Mediterraneo, è stata peraltro assunta in base a dati risalenti a un anno fa, senza sapere l’effettiva consistenza degli stock ittici, e riguarda solo i Paesi Ue lasciando campo libero a quelli extraeuropei che insistono sullo stesso areale, dall’Egitto alla Libia, dalla Tunisia fino alla Turchia. Una situazione paradossale dove il crack della flotta italiana, già messa in difficoltà dalla pandemia e che negli ultimi 35 anni ha perso quasi il 40% delle imbarcazioni, farebbe sparire il pesce italiano dalle tavole per fare posto alle importazioni straniere che già a inizio 2021 avevano registrato un +8%. Ciò accentuerebbe il problema della tracciabilità per il prodotto proveniente dall’estero, per cui Coldiretti aveva già portato l’attenzione sul bisogno di una corretta e trasparente etichettatura che consenta al consumatore di fare una scelta consapevole verificando la data e l’origine del pescato, indicatori essenziali della freschezza e della genuinità del prodotto.
“E’ necessario intervenire subito per tutelare la nostra produzione. –afferma Daniela Borriello, Responsabile Coldiretti Impresa Pesca Liguria– In Liguria sono quasi 500 le imbarcazioni che, nonostante le difficoltà legate all’emergenza sanitaria e alle chiusure nel campo della ristorazione, hanno continuato a portare a terra pescato a miglio zero, pur registrando un calo del fatturato medio del 25% (con picchi del 55%). Il settore dello strascico rappresenta per la nostra regione una parte essenziale del comparto ittico, con due importanti marinerie a Santa Margherita Ligure e a Sanremo. Di conseguenza, un taglio così drastico ai giorni d’uscita potrebbe portare alla cessazione, in quanto non più sostenibile economicamente, di molte imprese di pesca liguri, creando non solo un enorme danno all’economia e all’occupazione regionale, ma favorendo anche le importazioni di prodotto estero non soggetto, in molti casi, ai controlli dovuti”.
“E’ inaccettabile una misura come quella pianificata dall’Unione Europea: una tale riduzione delle giornate di pesca impone un sistema di attività d’impresa rigido ed obsoleto, e vanifica la gestione flessibile, efficiente nonché in piena sicurezza del lavoro delle giornate di pesca da parte dell’impresa. –affermano Gianluca Boeri, Presidente Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale- La nostra flotta, che sta già subendo le difficoltà della pandemia, non può pagare le conseguenze di scelte non correttamente misurate, che comprometterebbero il futuro di un comparto dove il ricambio generazionale già di per se non è agevolato. Senza pescherecci non può esserci il vero Made in Italy e si rischia di aprire le porte a prodotti esteri che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelle tricolori”.