Un giovedì nero per gran parte dell’Italia dal punto di vista meteorologico, con numerose regioni interessate ieri da violenti temporali e trombe d’aria accompagnati dalla grandine. Un maltempo che ha colpito a macchia di leopardo lungo la Penisola, in primis la nostra Liguria e l’Emilia, regioni che hanno riscontrato numerosi danni alle coltivazioni, sia diretti che indiretti.
Il maltempo in Liguria
“In Liguria le colture maggiormente colpite – precisano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – sono state frutta, fave, zucchine e orticole tipiche del 25 aprile e del 1° maggio, con i problemi principali registrati nel genovesato”. Dalla zona di Pegli e Multedo a Borzoli, dalla Valbisagno a Bogliasco e al Tigullio, soprattutto nell’area compresa tra Santa Margherita Ligure, Rapallo e l’entroterra di Chiavari, da Caperana a Carasco passando per l’area di Ne, fino ad arrivare anche alla Val Fontanabuona.
“Per la conta effettiva dei danni – continuano – dovremo aspettare i prossimi giorni. Purtroppo al momento non possiamo escludere neppure l’insorgenza di problemi indiretti alle colture, germogli in primis, a causa del forte sbalzo termico legato al repentino calo delle temperature che ha interessato l’intera regione”. Uno scenario che rischia di indebolire ulteriormente un’agricoltura già vessata a causa della siccità e della situazione economica contingente.
La situazione metereologica in Italia
“Se pioggia e neve sono attese per ripristinare le scorte idriche in laghi, fiumi, terreni e montagne – spiega la Coldiretti – i forti temporali e le precipitazioni violente, unitamente alla grandine, hanno provocato e provocano danni irreparabili alle coltivazioni e ai frutteti, ma non solo. Spesso causano anche pericolose frane e smottamenti, poiché i terreni secchi non riescono ad assorbire l’acqua, che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento”.
Il perpetrare della siccità
Una situazione che rischia di far salire il conto dei danni anche nel 2023, dopo che lo scorso anno, per effetto del clima anomalo, è andato perduto il 10% della produzione nazionale, per un valore che, secondo la relativa analisi Coldiretti, supera i 6 miliardi di euro. E, se non ci saranno precipitazioni copiose, 3,5 milioni di italiani rischiano di dover fare i conti con il razionamento dell’acqua potabile nel corso del 2023, come testimoniano gli allarmanti dati diffusi dall'ANBI (l’Associazione Nazionale dei Consorzi di bacino) lo scorso 22 marzo in occasione dell’ultima Giornata internazionale dell’acqua.
“Questa preoccupante mancanza di precipitazioni – sottolineano il Presidente ligure e il Delegato Confederale – sta condizionando anche le scelte delle aziende agricole, di cui circa 300mila si trovano oggi nelle aree più colpite dall’emergenza siccità”.
I rischi del cambiamento climatico
Ad oggi il 2023 si classifica, dal punto di vista climatologico, come il quinto più caldo degli ultimi anni a livello planetario, con temperature superiori di +1,21 gradi rispetto alla media storica, con un’anomalia di addirittura +1,38 gradi nel nord del Paese.
“Con una temperatura combinata della terra e della superficie degli oceani superiore di +0,90 gradi rispetto alla media del XX secolo – concludono Boeri e Rivarossa – secondo l’analisi della Coldiretti su dati NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e NCDC (National Climatic Data Centre), l’inverno 2022-2023 si posiziona poco sotto il podio di quelli più torridi registrati dal 1800 ad oggi. Una conferma della tendenza al surriscaldamento viene anche dai dati di un’Europa dove la temperatura media dell’ultimo inverno è stata addirittura di +1,44 gradi rispetto alla media stagionale degli anni compresi tra il 1991 e il 2020”.
Dati, questi, ricavati direttamente dal sistema europeo Copernicus Climate Change Service (C3S), che evidenzia importanti anomalie del clima nei diversi Paesi del Vecchio Continente. Italia, purtroppo, compresa.