18 Dicembre 2013
L’intervista: Germano Gadina e Vladimiro rambaldi

 Presidente Gadina, la ricerca subisce parecchi tagli ad ogni manovra finanziaria, tagli che portano alle cosiddette fughe di cervelli. Lei, in qualità del Presidente di Coldiretti Liguria e dell’Istituto Floricolo Regionale cosa pensa in merito?
Non posso che pensare che, nell’epoca post industriale che ci accompagnerà ancora per circa 50 anni fino al pieno affermarsi della Green Economy, la ricerca diventa uno dei pochi punti di forza e di competitività - assieme all’agricoltura e al turismo - per il sistema economico italiano. Non sostenere adeguatamente la ricerca significa condannarsi a fare parte del mondo arretrato e si rimane fermi a metà del guado, al “vorrei ma non posso”, un paese con tante idee e potenzialità che non possono venire colte. Di più la ricerca è un tematismo assolutamente complementare a tutte le attività della Green Economy (ambiente, agricoltura, pesca, ecc) sopra ricordata che ha bisogno di strutturarsi con prodotti e processi innovativi per diventare, oltre che sostenibile, anche economicamente redditizia. Senza la ricerca e un adeguato supporto normativo subiamo ogni tipo di competitività, soprattutto quella di paesi arretrati che fanno forza sul dumping economico ed etico per conseguire guadagni immeritati.

Perché la ricerca è così importante per la floricoltura e per l’agricoltura tutta?
Nel caso specifico della floricoltura è evidente l’importanza della ricerca per conseguire prodotti innovativi a cui coniugare un basso impatto ambientale quando giungono in produzione. Per prodotti innovativi si intendo nuove cultivar ottenute da specie che caratterizzano il comparto produttivo ligure da cento anni quali garofani, rose, ranuncoli, gerbere e che si caratterizzano per nuovi colori, nuove forme, maggiore durata e maggiore resistenza. Un ulteriore filone della ricerca potrebbe essere collegato alla moltiplicazione delle specie floricole protette –che in Liguria sono circa un centinaio- e che sono a rischio di scomparsa perché, nonostante i divieti, vengono continuamente prelevate.
Ma anche le strutture produttive possono godere i benefici della ricerca: maggiore automazione, minori consumi di acqua e di concimi, possibilità di utilizzare energie rinnovabili per il riscaldamento, sono tutti temi che stiamo affrontando da relativamente poco tempo e che troveranno piena attuazione con il PSR 2014-2020.
La misura dell’importanza della ricerca, della trasmissione dei risultati e dell’applicazione delle innovazioni ce la può dare la crisi della zootecnia. Mentre in altri settori si assiste ad una serie di iniziative volte a saggiare nuove strade –penso alle nuove tecniche di vinificazione o alla ricerca sul possibile utilizzo dei reflui dei frantoi, tanto per citare due settori agricoli particolarmente importanti per la Liguria- la zootecnia almeno in Liguria è un settore che, per certi versi, ha avuto una sorta di stasi che l’ha portata ad avvitarsi su stessa. Ecco, in questo caso la ricerca –intesa nella sua espressione più ampia può aiutare a trovare nuove tecniche di trasformazione che portino maggiore valuto aggiunto alle imprese o dedicarsi a scoprire quali peculiarità rendono particolarmente eccellenti determinati prodotti zootecnici o studiare innovativi servizi di sostituzione che diano rinnovato slancio al settore.

Proprio in funzione del PSR citato, come si potrebbero aumentare i risultati conseguiti con l’attività di ricerca?
Ritengo che le cose da fare siano relativamente poche, ma da fare con metodo.
Intanto occorre trovare un tema cardine su cui indirizzare la ricerca, ad esempio un prodotto che necessita di un nuovo posizionamento sul mercato, studiare possibili innovazioni e sbocchi di mercato  sperimentarle -e se del caso scartarle- e portare i risultati all’attenzione del mondo imprenditoriale, per costituire una sorta di rete con le imprese di tutti i settori commerciali potenzialmente interessate. Successivamente si iniziare a produrre. Occorre anche qui un progetto di ampio respiro che abbracci la vasta rete di laboratori specialistici del territorio – e in sinergia con altre strutture di ricerca, si costituisca in PEI (Partenariato Europeo per l’Innovazione) e coi fondi del PSR diventi il punto di riferimento del settore.
Occorrono anche adeguate politiche di tutela dei marchi, dei brevetti e delle innovazioni conseguite, che servano sia come strumento di protezione dall’agropirateria e come strumenti di identificazione e di valorizzazione di prodotti intimamente connessi col territorio di origine.
In questo contesto l’accesso al credito è uno strumento indispensabile per consentire gli investimenti necessari ad essere competitivi. Eventuali limitazioni in questo senso possono vanificare il lavoro di un intero settore e causare danni economici rilevanti.

Presidente Rambaldi, in qualità di “Responsabile Pubblic Sector & Tutorial Devolopment” Unicredit Nord-ovest come si spiega la situazione generalizzata che stanno vivendo tutte le imprese italiane che lamentano di fatto un inaridirsi dei finanziamenti da parte delle banche?
Le imprese devono trovare nelle banche dei partner affidabili quando devono investire per aumentare il proprio business ma è importante trovare un equilibrio tra le proprie risorse e quelle degli istituti di credito. Il sistema bancario è pronto a dare una mano per fare ripartire gli investimenti sul territorio italiano. E' importante fare rete, istituti di credito, enti pubblici, mondo delle imprese, in quanto esistono importanti strumenti di accesso facilitato al credito che non sempre sono sfruttati al meglio.

Investimenti relativi al Made in Italy o legati alla valorizzazione di prodotti con un forte legame con il territorio di origine possono avere un appeal maggiore per un Istituto di credito italiano?
Il Made in Italy è un marchio molto importante ed ha un elevato potere di penetrazione in tutto il mondo. Unicredit da sempre sostiene questa eccellenza con iniziative mirate per   favorire l’interscambio e l’internazionalizzazione delle imprese. Per citarne solo alcune “Unicredit per il Nord Ovest” e  “Unicredit per la Liguria”, iniziativa nata con un duplice impegno: mettere a disposizione 5,5 miliardi di euro per le imprese del Nord Ovest (Val d’Aosta, Piemonte, Liguria) e accompagnare 2 mila aziende di tale territorio nel percorso di internazionalizzazione. Inoltre il Gruppo organizza workshop business to business con buyer esteri. A tal proposito, si è tenuto nei giorni scorsi a Serralunga D’Alba, “Wine & Food Piemonte” con la partecipazione di 25 buyer esteri, provenienti dalla Corea del Sud, da Taiwan, dal Vietnam, dalla Cina, da Singapore, dalla Russia, dalla Polonia, Germania e Svizzera. A tale evento hanno partecipato circa 80 aziende vinicole, oleicole e dolciarie, di cui 15 aziende olearie liguri. Questi incontri nascono con l’idea di favorire il processo di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese quale fattore strategico di crescita e sviluppo, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza del “Made in Italy” all’estero e di favorire l’ingresso delle imprese in nuovi mercati.

Dal suo punto di vista esistono in Liguria i presupposti per rilanciare il ruolo delle banche quali “tutrici” di progetti economici relativi al settore primario, anche in considerazione della reputazione acquisita dalla Liguria in determinati settori agricoli e non come ad esempio i fiori ed il turismo?
Dall’inizio della crisi le esportazioni hanno rappresentato per il sistema produttivo ligure una voce importante per contrastare il trend recessivo innescatosi in questo periodo. In questo scenario UniCredit rafforza la propria offerta per le aziende che intendono ricercare nuovi sbocchi di mercato all’estero o implementare e differenziare il proprio business all’estero. Il gruppo ha ideato “Unicredit International” una nuova linea di servizi dedicata alla internazionalizzazione delle imprese,  presentata a Genova nei mesi scorsi, che si sviluppa con strumenti concreti  per il cliente e che fa leva sull’unicità della rete UniCredit nel mondo. Si completa così, dopo il lancio di UniCredit per la Liguria, il piano di supporto all’economia reale annunciato nel marzo scorso, la gamma di interventi messi in campo da UniCredit per accompagnare le imprese liguri verso nuovi percorsi di crescita.
Nella sola Liguria UniCredit ha erogato più di 306 milioni euro di nuova finanza a sostegno della liquidità e del finanziamento del circolante (circa 188.5 milioni di euro), per il rafforzamento patrimoniale e il sostegno alla crescita dimensionale delle imprese (oltre 25 milioni) e per il supporto all’innovazione  e alla nuova imprenditoria (quasi 93 milioni)

https://www.unicredit.it/it/piccolemedieimprese/conti/imprendoagricoltura.html