In Italia si registrano +0,98 gradi e -45% di precipitazioni rispetto alla media storica nazionale
Il 2022 si classifica come l’anno più caldo di sempre per l’Italia, con una temperatura addirittura superiore di +0,98 gradi rispetto alla media storica e un 45% in meno di precipitazioni lungo tutta la Penisola. È quanto emerge dall’analisi della Confederazione Nazionale Coldiretti relativa ai primi sette mesi dell’anno e basata su dati Isac Cnr, che effettua rilevazioni in Italia fin dal 1800.
Necessario un tavolo permanente in Regione: la richiesta di Coldiretti Liguria
“Siamo di fronte – spiegano il Presidente di Coldiretti Liguria, Gianluca Boeri, e il Delegato Confederale, Bruno Rivarossa – a un impatto devastante della siccità e delle alte temperature sulle attività produttive italiane, con danni all’agricoltura che superano i 6 miliardi di euro: il 10% della produzione nazionale. Le campagne italiane sono allo stremo, così come le montagne e gli alpeggi, mentre preoccupano anche la vendemmia appena iniziata e l’allarme negli uliveti, motore portante dell’economia ligure, che, con il caldo, rischiano di veder crollare le rese produttive. In questo scenario, dunque, risulta sempre più necessario agire con programmazione e non soltanto in emergenza, costituendo subito un tavolo permanente regionale che affronti, nel medio-lungo periodo, gli interventi strutturali necessari per far fronte alla situazione di grave difficoltà dovuta alla carenza idrica. Oltre ad attivare, come abbiamo già chiesto lo scorso 22 giugno, lo stato di calamità naturale”.
In Liguria, infatti, già a inizio estate la produzione di foraggio si è assestata su quantità pari a 1/3 di quelle necessarie, cui si aggiunge la forte mancanza d’acqua per abbeverare il bestiame, situazione che fa vivere alla zootecnia una grave difficoltà. Ad essere colpiti dalla siccità anche l’olivicoltura, con le piante in evidente stress idrico, ed il basilico per il classico pesto alla genovese, che ha bisogno della continuità dell’irrigazione per crescere, mentre anche altri comparti continuano a faticare. Proprio per questo “il tavolo in questione avrebbe lo scopo di trattare il tema dell’approvvigionamento e della gestione idrica, coinvolgendo tutti gli attori presenti sul territorio” incalzano Boeri e Rivarossa.
L'impatto del cambiamento climatico
L’anomalia climatica più evidente quest’anno si è avuta in estate, con un mese di giugno più caldo di ben 2,88 gradi rispetto alla media nazionale e valori vicini al massimo registrato nel 2003. Nel mese di luglio, invece, la colonnina ha raggiunto un +2,26 gradi rispetto alla media, inferiore solo al 2005.
La tendenza al surriscaldamento è dunque evidente in Italia, dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio, comprendendo nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. Il cambiamento climatico è stato accompagnato da un’evidente tendenza alla tropicalizzazione, che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo, con conseguenti sbalzi termici significativi.
Dalla ricerca arriva un prospetto di cosa accadrà nei prossimi cinquant'anni alla Liguria
All’interno di uno studio presentato il 25 ottobre 2021 a Genova dalla Fondazione Cima e condotto da una dottoranda dell’Università di Genova, Anna Napoli, sono stati evidenziati quelli che saranno gli effetti del cambiamento climatico sulla Liguria nei prossimi 50 anni.
La nostra Regione, infatti, già lo scorso autunno ha registrato il record europeo di precipitazioni, anche a causa della sua conformazione geografica, che la vede stretta tra montagne e mare. Secondo la ricerca in questione, durato tre anni e realizzata grazie al database di Arpal, che ha fornito i dati utilizzati per creare i modelli matematici, nei prossimi anni il ponente ligure andrà incontro ad una crescente siccità, mentre il levante dovrà fare i conti con precipitazioni brevi ma sempre più intense. L’aumento presunto delle temperature è stimato tra 1 e 3 gradi a seconda della stagione, tanto che d’inverno la neve, anche nell’entroterra, sarà di conseguenza sempre più rara, con un periodo di innevamento invernale che potrebbe accorciarsi addirittura di un mese.
Cosa possiamo fare?
“Di fronte alla tropicalizzazione del clima – concludono Boeri e Rivarossa – occorre, tra le varie pratiche cui sarà necessario ricorrere in questo frangente, organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi, in modo tale da renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Proprio per questo, accanto a strutture per il contenimento dei fenomeni alluvionali e a pratiche che limitino il dissesto idrogeologico, entrambi eventi tristemente tipici nella nostra Liguria, sarà necessario mettere in atto interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque attraverso la creazione di opere infrastrutturali ad hoc. Solo in questo modo riusciremo a garantirci stabilmente in futuro le riserve idriche necessarie mantenendo il territorio in sicurezza”.