A livello nazionale, stimata la perdita di oltre un miliardo di euro per le mancate vendite di cibo e bevande “fuori casa”, nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento.
La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa, prima dell’emergenza Coronavirus, era pari al 35% del totale dei consumi alimentari: ora la chiusura anticipata alle 18,00, che resterà in vigore fino al prossimo 24 novembre, con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti e pizzerie, avrà un effetto negativo a cascata sull’intera filiera agroalimentare.
È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti, in riferimento all’entrata in vigore, da oggi, del nuovo Dpcm, con chiusure anticipate per attività di ristorazione e diffusione dello smartworking che taglia le pause pranzo, e sull'impatto che questo avrà anche per le grandi eccellenze locali, che trovano nel canale Ho.re.ca uno dei principali mercati di sbocco. Nell’attività di ristorazione, a livello nazionale, sono coinvolti circa 330mila tra bar, mense e ristoranti, ma anche 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera, impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro.
“Purtroppo assisteremo ad un crollo delle attività – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato Confederale Bruno Rivarossa - che peserà sulla vendita di molti nostri prodotti d’eccellenza, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. A subire inoltre pesanti conseguenze, oltre alle aziende agricole fornitrici di prodotti, ci saranno anche le strutture agrituristiche del territorio, che avranno difficoltà a sostenere i costi di apertura, dal momento che la loro attività si concentra principalmente nei weekend, quando le famiglie possono avere maggiori possibilità di passare del tempo nel relax della campagna, dove il distanziamento sociale è assicurato.
Augurandoci che sia solo un mese, è indispensabile, fin da subito, salvaguardare il nostro sistema agroalimentare, che rappresenta la prima ricchezza del Paese e svolge un ruolo da traino per l’intero sistema economico Made in Italy in Italia e all’estero. Per questo riteniamo che, intanto, le limitazioni alle attività debbano prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze, superando il limite degli aiuti di stato”.