2 Novembre 2022
Buono, sicuro, Ni-Free: i risultati del progetto Tomato

Il progetto

Il progetto PSR denominato “TOwards a MArket of Ni-free Tomato (TOMATO)”, misura 16.1 fase 2, ha avuto come obbiettivo principale quello di valutare la risposta di pomodoro, Solanum lycopersicum, al Ni sulla resa agronomica dei pomodori, in termini di biomassa vegetale e produzione di frutti, applicando interventi colturali cha abbiano come risultato atteso la produzione di pomodori Ni free ottenuti secondo un disciplinare di produzione realizzato nell’ambito del medesimo progetto. In questo modo il consumo del prodotto sarà consentito anche a soggetti allergici. È stato dunque redatto un disciplinare di produzione con lo scopo di definire i requisiti necessari a stabilire un pomodoro a basso contenuto di Ni, oltre a delineare i criteri e le modalità di produzione e di controllo per assicurare la fruizione del pomodoro da parte dei consumatori.

 Il pomodoro e il suo potenziale di mercato per un prodotto di eccellenza

Il pomodoro, Solanum lycopersicum L., è uno tra gli ortaggi principali della dieta alimentare. Può avere un’elevata resistenza o una risposta specifica a diversi inquinanti ed in particolare ai metalli pesanti (Li et al. 2010, Eid et al. 2021), accumulati generalmente nei frutti (Wieczorek et al. 2010, Hadayat et al. 2018, Nawab et al. 2018, Hattab et al 2019, Ikechukwu et al. 2019).

Nel caso specifico del nichel (Ni), questo è un metallo naturalmente presente nel pomodoro fresco con concentrazioni stimate superiori a 1 mg/kg. In genere, le quantità possono variare in base a diversi fattori tra cui le caratteristiche fisico-chimiche dei suoli agricoli e le pratiche colturali, le concimazioni e i trattamenti fitosanitari, il livello di inquinamento, l’acqua. Oltretutto, è dimostrato che anche il genotipo del pomodoro, la stagionalità e il grado di maturazione del frutto comportano una presenza variabile di Ni nella pianta e nei frutti (Bressy et al. 2013, Kumar et al., 2015; Poulik, 1999). Diverse sono le problematiche che possono manifestarsi nell’uomo dovute all’ingestione del frutto contenente nichel: in particolare si possono avere forme di dermatite allergica da contatto (Dac) o anche casi di sindrome patologica definita Sindrome sistemica da allergia al Ni (SNAS) (Ricciardi et al., 2014). L’esposizione a tali rischi è significativa, infatti la pianta trasferisce il metallo dal suolo ai frutti senza avere ripercussioni sulla vitalità stessa della pianta in termini di biomassa, numero e peso dei frutti prodotti e ciò rende difficile individuare i pomodori carichi di Ni. La direttiva 86/278/CEE stabilisce i limiti relativi alla presenza di tale metallo nei terreni agricoli i quali sono compresi tra 30 a 75 mg/kg, con un pH del terreno rispettivamente di 6 e 7. Per la maggior parte dei prodotti alimentari, il regolamento 1881/2006/CE definisce le concentrazioni massime accettabili di alcuni contaminanti, tra cui i metalli, ma per quanto riguarda la presenza di nichel negli alimenti manca una legislazione specifica. L’unico limite ammesso dalla legislazione europea (direttiva comunitaria 98/82/CE, seguita dal decreto legislativo italiano 31/2001), riguarda l’acqua potabile con un livello massimo di 20 μg/l. Quest’ultimo valore è da considerarsi come limite anche per le acque sotterranee (D. Lgs n.152/2006), mentre per le acque di irrigazione ad uso agricolo non esiste ad oggi una legislazione specifica, ma solo valori consigliati come riportato nel DM 23 Maggio 2000.

Mentre l’assunzione giornaliera tollerabile per peso corporeo stabilita da EFSA è pari a 13 μg Ni/Kg (EFSA, 2020).

Risultati ottenuti dal progetto Tomato

Tra i principali risultati emersi dalle analisi eseguite sui suoli e sui pomodori campionati durante i mesi di Giugno - Luglio 2021 e Dicembre 2021, le concentrazioni rilevate risultano al di sotto dei limiti legislativi. Dal confronto tra le aziende, sono emerse minime differenze in merito alla concentrazione di Ni nei suoli; mentre i valori medi di nichel presenti nei frutti sono al di sotto dell’unità in tutti gli scenari produttivi esaminati, ma con necessarie misure di mitigazione per portare la produzione a valori Ni-free.

Sono state identificate e analizzate tutte le matrici che rappresentano i principali input di Ni per la pianta: acque, suoli, soluzioni di fertirrigazione, ammendanti organici e concimi minerali, identificando negli ammendanti organici e nell’acqua i possibili principali input di metallo per la pianta.

La presenza di tale metallo nella pianta può essere infatti giustificata dai diversi livelli riscontrabili nel suolo, arricchito a sua volta dalle matrici descritte, come evidenziato dalla correlazione statisticamente significativa tra le concentrazioni nel suolo e nei frutti. Anche il nichel nelle acque utilizzate per irrigare le colture potrebbe favorire l’accumulo del metallo nei frutti di pomodoro, ma, di fatto, ulteriori analisi sono state eseguite sui campioni prelevati nelle aziende agricole e le concentrazioni ritrovate rientrano nei valori normati.

Ulteriori variazioni nei campioni potrebbero anche essere attribuite all’utilizzo di diverse cultivar, e alla stagionalità che porta ad una maggiore concentrazione di elementi nelle acque nella stagione produttiva primaverile ed estiva.

Per ovviare a tali problematiche, durante la seconda fase del progetto, sono state selezionate alcune pratiche agronomiche atte a limitare la captazione di nichel da parte della pianta. In particolare, è stata utilizzata la leonardite sia in forma solida, sia in forma liquida, in parallelo a trattamenti con carbonato di calcio per stimolare l’apparato radicale e immobilizzare il Ni a livello rizosferico. Dalle analisi dei campioni, emerge una netta diminuzione del contenuto di nichel nei frutti, soprattutto per le piante coltivate in fuorisuolo.

Per validare tali risultati è stata fondamentale la collaborazione con il Dipartimento Salute di Regione Liguria, ARPAL e la Dott.ssa Minale, allergologa dell’Associazione Liguri Allergici. Il dialogo costante con le diverse professionalità ed enti territoriali ha dunque consentito di definire il valore limite di Ni nel frutto pronto al consumo (≤ 0,01 mg/Kg su peso fresco) per definire la produzione Ni-free, considerando anche come rapportare tali valori alle esigenze richieste dai soggetti sensibili al nichel.

Obbiettivi raggiunti

  • Definizione di tutti gli input significativi di Ni per le produzioni.
  • Esecuzione della mappatura di diverse tipologie colturali.
  • Definizione delle pratiche di mitigazione.
  • Definizione dei limiti per dichiarare il prodotto Ni-Free.
  • Completamento della stesura del disciplinare di produzione di pomodoro Ni- Free.

Replicabilità, scalabilità e potenziale di applicazione

Il disciplinare di produzione ed i risultati ottenuti forniscono tutte le basi per rendere replicabile e di alto valore il prodotto da mensa pomodoro Ni-free, in primis per il territorio ligure, ma potenzialmente per tutta l’Italia.

Il disciplinare di produzione potrebbe essere applicato anche ad altre tipologie colturali introducendo sul mercato un prodotto sicuro che attualmente si può trovare commercializzato e dichiarato Ni-free nella grande distribuzione solo a seguito di una certificazione volontaria, senza alcun controllo sulla filiera produttiva e senza un chiaro limite di legge.

Gli esiti del progetto TOMATO consentono invece di aprire la strada ad una produzione sicura e chiaramente disciplinata con grande potenziale di mercato.

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