Il 22 aprile, nella giornata della terra, Coldiretti invita a un ragionamento sul consumo di suolo di una delle regioni dalle condizioni orografiche più particolari: e se la maggior parte delle installazioni di energia rinnovabile potessero coesistere con altri usi come l'agricoltura?
Un suolo in condizioni naturali permette di fornire servizi ecosistemici fondamenti al sostentamento degli esseri umani. La capacità di un terreno è tuttavia perniciosamente legata alla sua fragilità: le costruzioni edilizie, le dinamiche di conversione di terreno, gli impianti fotovoltaici e i processi di degradazione inibiscono la capacità di un suolo, e dunque di una risorsa ambientale fondamentale sia per l’ambiente stesso che per l’agricoltura. Il consumo di suolo fertile può generare una pressione insostenibile nei confronti dei produttori agricoli, persino quando lo scopo è produrre energia rinnovabile. Dunque, come investire nell’installazione di impianti a fonti rinnovabili senza consumare e cancellare il prezioso suolo destinato all’agricoltura?
“Il problema è che ancora non vi è una legge che regoli il consumo di suolo, e che dunque potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio,” spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale. “Permettere la costruzione di impianti fotovoltaici su suolo agricolo produttivo può comprometterne la capacità produttiva: siamo in un periodo storico il cui il ruolo dell’agricoltore va salvaguardato e garantito, non minacciato.”
Un discorso che in Liguria non si può più rimandare: bisogna evitare di deturpare un territorio già a rischio idrogeologico salvaguardando la fertilità dei campi coltivati e senza deturparne gli ecosistemi. “In Liguria, soprattutto nelle zone dell’entroterra, ci sono numerose serre dismesse che potrebbero essere riconvertite con investimenti sospesi,” spiegano Boeri e Rivarossa. Dal punto di vista energetico, infatti, la Liguria è in deficit rispetto a molte altre regioni per consumi da energie rinnovabili. O meglio, è l’ultima regione in fondo alla classifica. “Se solo 3,2 ettari sono coperti da impianti fotovoltaici e dunque il consumo di suolo agricolo è ridotto, ciò non significa che non si debbano trovare mezzi alternativi per un consumo green, soprattutto per gli investimenti futuri”.
L’opportunità, qui, risiede nella possibilità di trasformare la necessità di energia in una sinergia tra agricoltura e impianti: “c’è spazio per tutti, se solo impariamo a usarlo con intelligenza,” concludono. “Serve però una svolta a livello normativo: ossia la legge sull’arresto del consumo di suolo e sulla sua rigenerazione, legge che l’Italia sta ancora aspettando”.