Agli agricoltori italiani conviene lasciare la frutta sugli alberi e gli ortaggi nei campi, e la causa è dei prezzi troppo bassi riconosciuti nei campi.
Quasi 1/3 del cibo prodotto viene infatti perso lungo la catena alimentare (13%) e nelle case (17%) per le distorsioni della filiera, che sottopaga i prodotti dei campi il cui prezzo però moltiplica poi sugli scaffali dei supermercati.
Questo è quanto denuncia la Coldiretti in occasione della giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio nel sottolineare che a pesare è anche la riforma degli imballaggi, sostenuta dall’Unione Europea e inserita tra le rivendicazioni che Coldiretti ha portato a Bruxelles.
“I più colpiti sono i prodotti freschi,” spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale. “Le anomalie lungo la filiera sono evidenti soprattutto nell’ortofrutta, in cui il prezzo aumenta da tre a cinque volte dai campi agli scaffali, nonostante non debbano subire trasformazioni sostanziali dal campo alla tavola.”
Per combattere le distorsioni è stato approvato il decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente sostenuto dalla Coldiretti anche durante l’ultima manifestazione a Bruxelles. “Il decreto prevede lo stop a 16 pratiche sleali, che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste online al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti”, concludono Boeri e Rivarossa.