Primavera d’intorno / brilla nell’aria / e per l’i campi esulta, canterebbe Leopardi. Certo, a camminare per le campagne con il sole che illumina il viso, le temperature che si alzano e la natura che si risveglia rischierebbe anche lui di non farci caso. A che cosa? Al calendario.
La mimosa in fiore, però, è un indizio importante. Oltre un mese di anticipo significa tempi naturali completamente ribaltati. L’appuntamento tradizionale, ormai lo sappiamo, sarebbe previsto per l’8 marzo. E allora, che succede a fine gennaio? È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti di una primavera anticipata provocata dall’anticiclone nordafricano con temperature fino a 20 gradi.
“Le alte temperature della Liguria” – sottolineano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – “mandano la natura in tilt e favoriscono in tutte le piante il risveglio anticipato; il che significa fioriture fuori stagione e il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature con la conseguente perdita dei raccolti”.
Sono gli effetti di un inverno mite e senza pioggia, che ha fatto registrare fino ad ora una temperatura superiore di quasi due gradi rispetto alla media storica (+1,87°), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al mese di dicembre.
Ma non finisce qui: la natura che non rispetta i tempi preoccupa su diversi livelli, anche quello animale. Con il caldo, infatti, le popolazioni di insetti dannosi per le colture sopravvivono per attaccare successivamente i raccolti nella prossima primavera.
Inoltre, a preoccupare è anche la siccità. La scarsità di neve in diversi settori dell’arco alpino e su gran parte della dorsale appenninica non è certo normale nel mese di gennaio. Ciò comporta uno stress idrico in costante crescita lungo tutto lo stivale. “Per la scarsità di pioggia” – precisano Boeri e Rivarossa – “c’è carenza di fieno nei pascoli e difficoltà allo sviluppo ortaggi: numerose difficoltà sono state segnalate per gli agrumi e le insalate, che non riescono a crescere adeguatamente a causa della carenza di acqua”.
Il 2024 inizia quindi con la conferma di ciò che già sapevamo: la terra si scalda, le piante non distinguono le stagioni e i cicli vitali vengono messi a rischia. “E non dimentichiamoci che il cambiamento climatico è stato accompagnato da una più elevata frequenza di eventi violenti, enormi minacce a diversi settori, primo tra tutti l’agricoltura”, concludono.
L’agricoltura è infatti l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dal maltempo e dalla siccità che hanno superato i 6 miliardi di euro lo scorso anno. Insomma, se è vero che “natura è ciò che vediamo”, è il caso di cominciare a mettere a fuoco.