Che gli Stati Uniti siano l’incubatore di startup per eccellenza è noto da decenni. Tuttavia, non sorprende che la startup californiana Upside Foods non stia incubando granché. Era ancora il 2022 quando l’FDA (Food and Drug Administration) aveva reso possibile alla giovane startup di vendere pollo sintetico prodotto all’interno di bioreattori. Le autorizzazioni dell’ente governativo che regola prodotti alimentari e farmaci, tuttavia, non hanno smosso il mercato statunitense, che ancora non vede traccia di prodotti di laboratorio nei supermercati. La produzione su larga scala risulterebbe infatti più problematica del previsto. Tale operazione è stata pubblicamente dichiarata un grande fiasco dalla rivista tecnologica del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston.
“Tra i più grandi fallimenti scientifici dell’anno”, hanno scritto a dicembre 2023. Ma non solo: anche il Wall Street Journal e altre testate giornalistiche statunitensi si sono accodate, specificando come Upside Foods basi il proprio business plan su un paradosso; salvare il pianeta con la carne sintetica, sì, ma utilizzando una quantità di energia enorme e un dispiego di plastica estremo. E per che cosa? Per scaffali di supermercati vuoti, o in altre parole: per produrre pochissimi filamenti di pollo, decisamente insufficienti.
“La cosa non ci sorprende,” commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale. “In Italia le persone lo hanno già capito, merito forse di una cultura più attenta alla provenienza, alla salvaguardia della biodiversità e alla filiera: sette italiani su dieci (70%) sono contrari alla messa in commercio del cibo artificiale prodotto in laboratorio, dalla carne di pollo fino a quella bovina, per le perplessità sugli effetti a lungo termine sulla salute umana e sull’ambiente”.
La diffidenza è dunque diffusa; anche in Europa, specialmente dopo l’approvazione della legge italiana che ha introdotto il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare o per i mangimi animali. “L’approccio è quello del rispetto del principio di precauzione,” aggiungono Boeri e Rivarossa. “Comunque, rimaniamo in attesa dei risultati scientifici della ricerca pubblica indipendente. In ogni caso siamo per evitare di usare gli uomini come cavie, cosa che accade in Israele e Stati Uniti, dove chi assaggia la carne sintetica deve prima firmare una liberatoria”.
Dubbi sono stati espressi anche in Austria e Francia dove è stata depositata al parlamento la proposta di legge “per vietare la produzione, la lavorazione e la commercializzazione di carni sintetiche in tutto il territorio nazionale”, nell’interesse della salute umana, della salute degli animali e dell’ambiente per iniziativa di un gruppo di parlamentari dell’Assemblea Nationale francese, appartenenti al partito Les Républicains, che fa parte del nuovo Governo.
Insomma, l’incubazione non fa che mostrare sintomi di un sistema fallace e – questo è certo – non pronto per l’essere umano.