+18,5% per l'export in Francia, ma è testa a testa per la leadership mondiale nella produzione
Il vino è il prodotto agroalimentare italiano più esportato all’estero, con un valore che nel 2022 è stata di 7,9 miliardi sui mercati mondiali. Una produzione che, solo l’anno passato, ha creato opportunità di lavoro che spaziano dai viticoltori agli addetti nelle cantine fino alla distribuzione commerciale, per allargarsi ai settori connessi, negli ambiti più disparati.
Un tesoro del made in Italy e del made in Liguria sul cui futuro pesano, però, le incognite legate alle politiche adottate dall’Unione Europea, a partire dalla scelta della Commissione di dare il via libera all’introduzione di etichette allarmistiche sul vino decisa dall’Irlanda.
Le nuove politiche UE
“Il giusto impegno dell’UE per tutelare la salute dei cittadini – commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – non può tradursi in decisioni semplicistiche, che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
Ma il vino nostrano deve affrontare anche altri attacchi, come la decisione dell’UE di autorizzare – nell’ambito delle pratiche enologiche – l’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine e la pratica dello zuccheraggio, oltre al vino cosiddetto “senza uva”, ottenuto dalla fermentazione di frutti diversi, come lamponi e ribes, molto diffusi nei Paesi dell’Est.
I dati
Secondo un’analisi della Coldiretti – diffusa in occasione dell’indagine vendemmiale messa a punto da Assoenologi, Uiv (Unione Italiana Vini) e Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) con l’ausilio dell’ufficio competente del Masaf (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste) e delle singole regioni – la vendemmia 2023 in Italia mette in moto un esercito del vino che conta 1,5 milioni di persone. Un numero che conta tutti gli operatori impegnati direttamente nei campi, nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche quelli delle attività collegate: dall’enoturismo alla cosmetica fino alle bioenergie.
Nello specifico, il resoconto certifica come il ciclo vegetativo della vite sia stato caratterizzato da un autunno-inverno mite e molto siccitoso, seguito da una primavera incerta e da un’imprevista variabilità, che ha caratterizzato in particolare il mese di maggio e di giugno, compromettendo il regolare andamento climatico estivo. Nonostante ciò, nel Nord-Ovest italiano si assiste quest’anno all’importante ripresa di diverse regioni, ivi compresa la nostra Liguria.
Il caso ligure
“Nel caso della Liguria – spiegano Boeri e Rivarossa – l’indagine messa in atto da Assoenologi, di Uiv e di Ismea evidenzia come l’attento lavoro dei nostri viticoltori abbia fatto sì che le uve liguri quest’anno si presentassero “in perfette condizioni”. Ciò ha consentito alle colture di procedere nella maturazione “con buoni sviluppi”, tanto da far pensare a un ottimo raccolto sia in termini quantitativi che qualitativi per il 2023”. Non a caso, rispetto al 2022 “la produzione di vino in Liguria – aggiungono il Presidente ligure e il Delegato Confederale – tocca un importante +5%, passando dai 40mila hl prodotti nella scorsa annualità ai 42mila stimati nel 2023”.
Un testa a testa con la Francia per la leadership mondiale nella produzione
Un dato significativo, soprattutto nell’ottica della tradizionale “sfida” con i nostri cugini francesi, per la quale quest’anno il Belpaese – la cui produzione complessiva è stimata intorno ai 43,9 milioni di ettolitri, in calo del 12% rispetto al 2022 – sceglie di puntare soprattutto sulla valorizzazione della produzione, che in Italia si attende comunque di alta qualità, oltre che sulle sue 635 varietà iscritte al registro viti: il doppio rispetto ai francesi, a dimostrazione anche del ricco patrimonio di biodiversità, con produzioni locali di altissima qualità e propri di una tradizione millenaria.
“Il processo di qualificazione del vino made in Italy e made in Liguria – concludono Boeri e Rivarossa – è confermato dal successo dell’export anche in Francia, dove si bevono sempre più bottiglie italiane. Si parla, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat, di un balzo del +18,5% in valore delle esportazioni nazionali di vino Oltralpe nei primi cinque mesi del 2023”.