Al Fancy Food di New York gli orrori della falsa cucina tricolore negli USA
Ben il 60% degli italiani in viaggio all’estero (6 su 10), per lavoro o in vacanza, dichiara di essersi imbattuto almeno una volta in un piatto o una specialità Made in Italy taroccati. E neppure la Liguria resta immune da queste particolari “rivisitazioni” culinarie.
È quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Notosondaggi resa nota in occasione del Summer Fancy Food 2023 (25-27 giugno) di New York City, il più importante evento fieristico mondiale dedicato alle specialità alimentari. L’evento si tiene presso il Javits Center della Grande Mela e al suo interno – più precisamente al Padiglione Italia (level 3, stand n.2718) – Coldiretti, Campagna Amica e Filiera Italia mettono a confronto per la prima volta le autentiche specialità nazionali con le brutte copie di imitazione, mentre i cuochi contadini nostrani sono pronti a dimostrare la differenza tra i veri piatti della tradizione gastronomica tricolore e quelli storpiati all’estero con ricette improponibili.
L'evento internazionale
La kermesse rappresenta “un’ottima occasione per sostenere la candidatura della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco che – ricordano Coldiretti e Filiera Italia – ha luogo dopo l’approvazione da parte del Governo del Ddl relativo a Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy, che prevede, a sua volta, l’istituzione di un ente deputato alla certificazione di qualità a favore della ristorazione italiana all'estero”.
Non a caso, ben l’87% degli italiani ritiene importante per verificare la reale origine dei piatti serviti.
I prodotti italiani più taroccati all’estero
Secondo le stime della Coldiretti, in cima alla classifica dei prodotti più taroccati ci sarebbero i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, seguiti a breve distanza dai salumi. Tra le ricette, invece, la più taroccata sembra essere quella dei “macaroni and cheese”, celebre negli States e ottenuta cucinando la pasta con una salsa a base di formaggio (molto spesso cheddar di produzione statunitense).
Ma, benché la sua preparazione sembra aver origine – secondo la tradizione statunitense – da un vecchio libro di cucina italiana del 14esimo secolo, anche in questo caso si tratta di una ricetta tutt’altro che italiana, nonché di un esempio illuminante della trasformazione che subiscono i piatti della tradizione tricolore nel nuovo continente.
Il caso del pesto ligure
Ma tra le specialità più “tradite” del tricolore ci sono anche ricette che profumano di Liguria, prima tra tutte la nostra amata pasta al pesto, spesso proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce l’immancabile parmigiano reggiano e il pecorino romano. Per non parlare del basilico – specialmente il Basilico Genovese DOP – fiore all’occhiello della nostra regione, fin troppo spesso utilizzato sotto forma di semplice concentrato o il cui sapore finisce viziato addirittura da succo di limone, zenzero, pepe nero e spezie varie.
Non a caso, secondo diversi esperti il pesto è uno degli alimenti più taroccati al mondo. Come dimostra, del resto, la bassissima qualità dei prodotti che si trovano, ad esempio, sugli scaffali dei supermercati al di fuori dei territori italiani. Questo accade sia perché diverse marche nostrane propongono all’estero un prodotto ben diverso da quello venduto sullo Stivale, sia a causa di aziende estere che spacciano per pesto una moltitudine di salse che, sulla carta, spesso non hanno in comune con l’originale neppure il caratteristico colore verde.
Una “flessibilità” culinaria nemica della tradizione tricolore
Pizza con l’ananas, carbonara preparata con bacon al posto del guanciale e panna o yogurt per dare consistenza, lasagne che vengono servite la l’immancabile presenza della ricotta o, ancora, un vero e proprio must della cucina italo-americana: gli spaghetti “alla bolognese” con le polpette di carne serviti come piatto unico.
Il commento della Coldiretti
“Un vero e proprio sacrilegio – incalzano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – dettato dal un diffuso utilizzo improprio di ingredienti della tradizione made in Italy da parte degli americani, con lo stesso pesto spesso usato come salsa per qualsiasi piatto, dai crostini al pane fino ad arrivare addirittura al pollo. Stesso discorso vale per il Parmigiano, in 9 casi su 10 consumato nella versione taroccata del Parmesan del Wisconsin. Senza dimenticare le varianti di ricette della tradizione popolari, come la bruschetta, che negli USA si è trasformata nel “garlic bread”, con il pane imbottito di pezzi di aglio o annegato nel burro aromatizzato all'aglio”.
E, se in Italia il condimento immancabile è a base di olio extravergine di oliva, per l’Italian dressing a stelle e strisce non esistono davvero limiti con le combinazioni più fantasiose, a partire dall’olio di soia.
Un problema annoso
“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy– incalzano Boeri e Rivarossa – offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani e all’agropirateria. Proprio per questo, è importante fare chiarezza sulla cucina italiana nel mondo con il riconoscimento come patrimonio Unesco. In questo modo, infatti, al valore culturale si aggiunge quello economico e occupazionale”.
La cucina italiana come patrimonio UNESCO
“La candidatura a patrimonio dell’umanità è un’opportunità per proteggere e rafforzare l’identità della cucina italiana – spiegano ancora Boeri e Rivarossa – che è la più apprezzata nel mondo. Senza contare il record storico realizzato dalle esportazioni agroalimentari Made in Italy, che, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, hanno raggiunto il valore record di 60,7 miliardi. Un’iniziativa utile per valorizzare l’identità dell’agroalimentare nazionale e fare finalmente chiarezza sulle troppe mistificazioni che all’estero tolgono spazio di mercato ai prodotti originali”.
Ricette “sbagliate” come quelle del nostro pesto aprono le porte al quella che viene identificata come agropirateria internazionale. E tra gli “orrori a tavola” non mancano neppure i vini, categoria di prodotti d’eccellenza anche della nostra splendida regione”.